[AdnKronos]
Scatta il taglio dell’aumento delle pensioni previsto nel 2019 in base all’incremento dell’inflazione. La legge di Bilancio approvata ieri sera dalla Camera infatti ha confermato il blocco della rivalutazione dei trattamenti previdenziali, ovvero lo strumento con cui gli importi delle pensioni vengono adeguati all’aumento del costo della vita rilevato dall’Istat. Introdotto dal governo Monti nel 2011, il blocco degli assegni pensionistici è stato poi confermato nel 2013 dall’esecutivo guidato da Enrico Letta, che ha fissato un sistema basato su 5 scaglioni di reddito con relative percentuali di rivalutazione valido per una fase transitoria con scadenza nel 2016, poi prorogata fino al 2018.
Il 1° gennaio 2019 quindi, in assenza di novità legislative, sarebbe dovuta tornare in vigore la legge 388/2000. Il governo giallo-verde però, per evitare una spesa troppo onerosa per le casse dello Stato, ha deciso di confermare in manovra il taglio dell’aumento delle pensioni fissando un sistema basato su 7 scaglioni di reddito con relative percentuali di rivalutazione. Gli assegni saranno rivalutati al 100% per gli importi fino a 3 volte il minimo (1.521 euro); del 97% per gli importi tra 3 e 4 volte il minimo; del 77% per gli importi tra 4 e 5 volte il minimo; del 52% per gli importi tra 5 e 6 volte il minimo; del 47% per gli importi tra 6 e 8 volte il minimo; del 45% per gli importi tra 8 e 9 volte il minimo; del 40% per gli importi superiori a 9 volte il minimo. La misura avrà un effetto di riduzione degli assegni di 2,3 mld in 3 anni.